Recensioni & Eventi





La pittura di Luciano Tigani è certamente legata alla sua terra d’origine, la Calabria.

L’artista ne descrive ambienti, colori e profumi in vedute paesaggistiche, dove si incontrano e dialogano realtà visiva ed emozioni intense, liricamente contenute in tele di piccole dimensioni, quasi a sottolineare un’interiorità pudica, appena sussurrata.  

I suoi paesaggi sono luoghi famigliari, vissuti, studiati, amati, come emerge dalla loro puntuale interpretazione, che non tralascia nessuna delle vibrazioni colte dallo sguardo. Ogni foglia, ogni sasso è accarezzato dalla luce, che ne svela la naturale bellezza e suggerendone l’importanza di soggetto unico e prezioso.

Tigani conosce i segreti del segno e del colore; tonalità vivide si dispongono sullo spazio pittorico in piccole tacche che si accostano e sovrappongono, dando vita a contrasti chiaroscurali modulati con attenzione, capaci di fermare in un istante la continua mutevolezza di un paesaggio.

L’insieme compositivo trova forza nell'equilibrata dialettica che si instaura tra luci e ombre.

L’attenta collocazione del segno e la precisa cadenza dei toni conferiscono valore plastico al soggetto trasposto in visione, che appare precisa e calibrata, volutamente antiretorica. 

Sono soprattutto luoghi aperti, spazi dove non appare mai una figura umana, indicando solitudini riflessive in una campagna soleggiata, o di fronte a un mare in tempesta, o all’ombra, sotto un addensamento fitto di alberi.

Paesaggi che evocano ricordi felici, condivisibili, perché elementi ineludibili di un immaginario visivo squisitamente mediterraneo, il nostro Mediterraneo, Tigani sembra volerci donare una sua testimonianza preziosa, un invito al ritorno in un mondo sereno e incontaminato dove sia possibile riappropriarci del respiro e del canto armonioso della natura.       
                                    
                                                                                                        Paolo Levi



Formidabile fantasia del reale: i rebus visivi di Luciano Tigani

Ogni dipinto è un’avventura della fantasia. L’autore, Luciano Tigani sa che «del poeta il fin è la meraviglia... chi non sa far stupir vada alla striglia».


Da più di vent’anni dipinge eleggendo come soggetto principale della sua opera la natura, alla quale si accosta con devozione e amore, prima che con testa, mano e pennelli.

Il percorso creativo di un artista non può arrestarsi, evolve in continuazione, innova e si rinnova.
Tigani ama il paesaggio, che con il suo occhio cattura e attraverso la sua tavolozza restituisce con un realismo e un dinamismo cromatico che vanno a toccare le diverse corde del sentire di chi ai suoi quadri si accosta.

Da qualche tempo Tigani vive una nuova fase della sua creatività. Con funambolico salto ha rielaborato i suoi registri espressivi e ha lasciato che, nella sua opera, vero e verosimile s’incontrassero, si mescolassero, si scambiassero i ruoli. Il pittore invita lo spettatore a confrontarsi con la sorpresa di un gioco che coinvolge l’immaginazione insieme alla vista: se la natura, impetuosa e prorompente, resta il punto di partenza del suo fare arte, la nuova figurazione mette in cornice un frammento di quel mondo naturale tante volte vezzeggiato e ritratto nel passato, innestandolo con un pensiero che si sostanzia fino a divenire racconto per immagini. Attraverso l’aggiunta di oggetti tridimensionali o di parvenze decontestualizzate, intorno a un dipinto, o a un abbozzo di dipinto iniziale, si viene a comporre nel campo visivo una storia. Il pittore cerca, trova e regala alla realtà un senso nuovo, affidando ai colori i suoi enigmatici rebus visivi. Ciò che appare è inatteso e serba in sé, ammiccante e misteriosa, pur nella sua apparente decifrabilità, una narrazione che attende di essere svelata.

Non più solo lo sguardo del fruitore viene coinvolto, chi guarda deve utilizzare codici diversi per decriptare ciò che vede. Deve collegare piani di lettura diversi e saper accogliere l’emozione suscitata da realtà percepite e realtà immaginate che si avvicinano, convergono e si congiungono in suggestive bizzarrie, evidenze fantastiche che lusingano la mente, insieme ai sensi.

Per meglio cogliere il significato degli apparati pittorici che Tigani ci offre bisogna prima immergersi nel rassicurante classicismo che il canto del pittore evoca, per poi ri-emergere. Lasciarsi quindi sorprendere dall’imprevisto, in un mondo dove ciò che si manifesta salta fuori, a prima vista, come stravagante, ermetico.
L’approdo è nell’arcano di un messaggio che attende di essere colto. E, se lo spiraglio di luce di un’intuizione o il suggerimento dell’autore giungono allo svelamento dell’enigma, ecco che il quadro s’illumina, e abbraccia, insieme al respiro largo della natura, il senso compiuto di un allettante rebus visivo.


                                                                             Miriam Zerbi per "L'immaggina cafè"








Vermissage Venezia, 2016















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